Diciamoci la verità, anche se non conosciamo a menadito la sua pedagogia, tutte noi abbiamo desiderato almeno una volta di avere Maria Montessori a casa nostra.
Perché davanti all’ennesimo capriccio o accesso di rabbia o scarsa collaborazione da parte dei nostri figli, non sempre sappiamo cosa fare, razionalmente parlando si intende (perché istintivamente lo sappiamo benissimo 😉).
Il metodo inventato dall’illustre scienziata italiana è il paradigma mondiale dell’educazione infantile, il non plus ultra di una scolarizzazione felice e, manco a dirlo, l’optimum di una sana e gioiosa relazione genitore-figlio.
Ma se una mamma non avesse tempo di leggersi l’intera letteratura montessori, come potrebbe tradurla in pratica dentro le mura di casa?
Se tuo figlio è uno di quei fortunati che frequenta una scuola primaria o una casa dei bambini montessori, sicuramente da mamma sarai più avvantaggiata: per osmosi masticherai già i rudimenti della filosofia della pedagogista e godrai indirettamente di tutti vantaggi che il suo metodo apporterà all’autonomia del tuo pargoletto. Se invece non sei già una mamma montessori ma simpatizzi per questo metodo (non fosse altro perché ti è giunta voce che funzioni splendidamente) di seguito ti ho preparato una lista di 5 consigli che riassumono l’approccio educativo montessori in semplici parole chiave, di modo che ti sia facile applicarlo anche a casa e senza prenderti un master in scienza dell’educazione.
Seguire questi consigli ti permetterà di vivere una relazione genitore-figlio basata sul rispetto e farà di te una mamma Montessori Pro in pochi minuiti. Ti consiglio anche la visione del video: la maestra Barbara della scuola parentale Montessori “Il Giardino del Sapere” da me intervistata, argomenterà gli stessi consigli punto per punto.
Parola d’ordine: Empatia
Qual è il primo sentimento che ti suscitano i capricci di tuo figlio? Se la risposta è ansia, nervoso, impotenza o rabbia, dovresti rielaborare queste emozioni ponendoti nello stato d’animo del tuo bambino, praticando l’empatia. Partecipando in qualche modo al suo bisogno riuscirai ad accoglierlo senza giudicarlo. Il “bambino al centro” è la risposta di ogni situazione controversa, il che non vuol dire renderlo un piccolo despota a cui gira tutto attorno, ma significa osservarlo con attenzione. Se ci colleghiamo con i suoi stati d’animo (e non solo con i nostri) le sue polemiche per non voler interrompere il gioco ai giardinetti, ci sembreranno meno scoccianti. A nostro figlio, che noi abbiamo fretta, che ci faccia male la schiena o che dobbiamo andare a fare la spesa prima che chiuda il super, importa ben poco. Vivendo immerso nel presente l’unico suo problema in quel momento sarà proseguire un’attività per lui piacevole e gratificante: giocare. Cosa fare quindi se urla, sbatte i piedi, magari si dimena fisicamente o, nei casi più fortunati, pianta un muso infinito? La prima cosa è fermarsi, ovvero ascoltare quello che ci dice senza farci sovraccaricare, poi dobbiamo respirare… ancora respirare e infine osservare quello che ci sta comunicando. A quel punto entrerà in gioco il nostro intuito materno e interpretando i suoi segnali sapremmo meglio come reagire: se piange di stanchezza, anziché tirarlo via dal parco per le orecchie potremmo coccolarlo, se si lamenta perché era nel bel mezzo di un’impresa eroica interrotta sul più bello, potremmo fargli i complimenti e dirgli che quella sera a cena gli cucineremo un piatto che lo renderà ancora più agile e veloce, se aveva trovato una bella intesa con un amichetto potremmo congedarci con la promessa di un altro appuntamento ai giardinetti e così via. Solo se nostro figlio si sentirà compreso sarà più incline ad ascoltarci.
NB: non disperarti se anche mettendo in pratica questi suggerimenti fallirai nell’intento, continua così, prima o poi funziona!
Autonomia sempre e comunque
Fin da quando sono piccoli, dovremmo evitare di sostituirci ai nostri figli in tutto e per tutto. Le nostre ingenti premure, indispensabili nei primi mesi, dovrebbero essere calibrate a seconda dei traguardi che nostro figlio raggiunge. Sta imparando a gattonare? Non avviciniamoli un gioco alla manina solo per non vederlo far fatica mentre lo raggiunge. Sta imparando a coordinare bene l’uso delle mani? Lasciamogli usare le forbici o abbottonarsi il grembiule da solo. Ci vorrà più tempo e attenzione ma questo gli permetterà di acquisire una sua autonomia più in fretta e più a lungo.
Vestirsi, rimettere un gioco nella credenza, passare la spugna sul tavolo, per noi sembrano sciocchezze ma per un bambino sono dei piccoli grandi traguardi che lo gratificano, e un bambino gratificato è un bambino che si costruirà una buona autostima. Per non andare nel panico quando nostro figlio ci chiede se può tagliare lui il pane, procuriamoci dei coltelli poco taglienti, se vogliamo che l’attività del riordino della cameretta sia gestita in autonomia dal bambino, predisponiamogli una mensola con pochi giochi e alla sua altezza. Cerchiamo quindi di adattare gli oggetti e lo spazio al bambino, in modo tale che sia più facile per lui muoversi liberamente per casa e portare a termine piccoli compiti senza che subentrino le nostre minacce.
L’importanza dell’ordine
Maria Montessori diceva che l’ordine esteriore è sinonimo di ordine interiore. La sua scoperta delle capacità evolutive e di apprendimento dei bambini nella fascia 0-6 anni, l’avevano portata a coniare il concetto di mente assorbente. Nei primi anni di vita, un bambino è fortemente condizionato dall’ambiente che lo circonda, per questa ragione, più questo sarà pulito, ordinato e organizzato, più risulterà facile per un bambino catalogare neurologicamente gli stimoli che riceve dall’esterno. Secondo questo principio, i tripudi di colori fluo delle camerette e i soggiorni cosparsi di giochi non sarebbero così positivi. Molto meglio sarebbe diminuire la quantità di stimoli a favore di una qualità di quest’ultimi. Sì a pochi giochi, magari lasciandoli a disposizione a settimane alterne, sì a materiali naturali, preferiamo dunque il legno agli innumerevoli gingilli di plastica o stimoli elettronici. E, se il bambino mostra interesse verso qualche oggetto casalingo, prima di comprare il surrogato giocattolo, proviamo a metterlo nelle condizioni di utilizzare quello autentico. Ad esempio: anziché fornirgli una cucina giocattolo coinvolgiamolo nella preparazione reale dei pasti, facendolo maneggiare con posate, mattarelli e pentole d’acciaio.
La natura, fonte di calma e scoperte
In questa società sempre più scollegata dalla natura, un ritorno al verde, all’aria aperta e agli animali non solo è necessario ma incredibilmente terapeutico.
Sappiamo tutti quanto i cartoni animati siano più allettanti di una passeggiata nei boschi (a far niente, senza neanche un gioco) ma i bambini di oggi (e spesso anche i loro genitori) ignorano totalmente quanto la natura possa rivelarsi una fonte di intrattenimento senza eguali. Quello che inizialmente sembrerà loro un sentiero deserto, piano piano si svelerà come un’esperienza traboccante di vita e avventure. Legnetti, rovi intricati, canti di uccellini, funghi giganti, la loro fantasia li porterà a fare scoperte grandiose. Portatevi dietro una bella merenda (di solito io uso l’espediente del pic-nic per coinvolgerli al meglio) e la magia della natura non si farà attendere. Tutti i bambini, anche quelli più esigenti e maldisposti, non tarderanno ad entrare in connessione con madre natura che li rapirà (e li stancherà) senza scampo.
Regole, poche ma precise!
Tanto detestate ma necessarie. Dare delle regole potrà sembrare una forzatura, un’ennesima fatica a cui fare attenzione, un retaggio di un’educazione antica, ma non avete idea di quanto possano rivelarsi delle preziose alleate nel rapporto genitore-figlio. Non ne servono tante, bensì poche e precise, a patto che non vi si ceda, mai. Se in macchina facciamo una sfuriata a nostro figlio per essersi sganciato dalla cintura durante il tragitto e il giorno dopo siamo noi i primi a non legarlo (tanto dobbiamo andare vicino), aspettiamoci che il fatto si ripeta. Nostro figlio ci mette alla prova in continuazione, fa parte del suo processo di crescita entrare in sfida con l’adulto, e se non trova dei limiti o dei paletti ben precisi, non saprà più a cosa aggrapparsi. Se cambiamo sempre versione: un giorno si può fare, il giorno dopo no, oppure la prima volta mi faccio una risata, la seconda mi arrabbio… il bambino perderà la bussola e le occasioni di scontro non tarderanno. Le regole sono un tassello indispensabile per vivere – e collaborare – in qualsiasi comunità, sia questa la scuola o la famiglia. Una volta che stabiliamo le nostre, sarà tanto più facile accettarle, quanto più frequentemente verranno – da tutti – rispettate. Poi si sa che nessuna mamma è perfetta, e per fortuna. Ma almeno adesso, avrete molto più chiara che cos’è l’educazione montessori e come praticarla anche a casa.
Buon lavoro!
Baci Verdi.