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Quella di mangiare più green e imparare a conoscere nuovi ingredienti, magari un po’ esotici, ma salutari, sarà anche la moda del momento ma, superati la curiosità e l’entusiasmo iniziale per dei gusti alternativi, è una pratica più che virtuosa. Nel bombardamento (confusionario) delle informazioni che riceviamo dall’esterno, tra pubblicità, nutrizionisti, nostra madre e gli immancabili influencer, se vogliamo seguire una linea alimentare più green, etica e sostenibile, nonché salutare, quali sono i punti cardinali che possono guidarci nel viaggio dell’alimentazione consapevole?
A questa domanda risponde per noi Saverio Libergoli, esperto di alimentazione naturale e cucina macrobiotica, stilando la lista dei primi 5 alimenti che non dovrebbero mai mancare in una dispesa green. Da me quindi soprannominati gli in-dispensa-abili😉.
La vera rivoluzione di ogni dieta green. Coloratissimi, fonti di proteine a basso impatto (nel senso che a parità di apporto proteico vengono consumati meno suolo e acqua per produrli rispetto alla carne) e preziosissimi alleati di un intestino in forma e di energie extra (contengono antiossidanti, vitamine e sali minerali). Impreziosiscono di nutrienti il nostro organismo e di colore il piatto. Tra legumi secchi e sfusi disponiamo di un tesoro prezioso di colori pazzeschi tra cui verde, arancione, rosso, nero, viola, marrone, giallo e beige. Variarli è fondamentale e insaporirli con del sale marino integrale a fine cottura, altrettanto.
L’oro verde della nostra terra. Voi direte: “Eh grazie, questo già ce l’avevo in dispensa!”. Ma c’è olio evo e olio evo. Quanto costa al litro l’olio che consumi? Meno di 10 euro? Allora difficilmente sarà un olio di qualità. Da italiani abbiamo il diritto e il dovere di preservare una delle eccellenze agroalimentari del mediterraneo sostenendo aziende che lo producono rispettando il suolo, gli alberi e le olive e che sono orgogliosi di dare un nome, un cognome e un indirizzo al loro miracolo verde. Lasciamoli stare quegli oli fasulli, senz’anima, contraffatti, tagliati e non biologici. Non saranno quei 3-4 euro in meno che faranno la differenza sulla nostra spesa. L’olio buono ha tutto un altro sapore e tutto un altro impatto sulla nostra salute e una dispensa green non può non avere una bottiglia di ottimo olio 100% italiano.
Il caffè (tradizionale) è una di quelle cose che come si fa a vivere senza? Ha conquistato la nostra nazione che ha fatto della tazzina di espresso il suo baluardo. E a parte qualche eccezione, la gran parte degli italiani è legata a questa bevanda per necessità fisiche ed emotive, per cui lungi da me il parlarne male, ma, essendo il caffè un alimento che proviene dall’altra parte del mondo, va da sé che sia un alimento poco sostenibile. Se ci manteniamo aperti e flessibili potremmo tenere in dispensa altri tipi di caffè, come quello di orzo o di cicoria. Sono entrambi ingredienti di cui disponiamo in grande quantità sul nostro territorio e, particolare non trascurabile, apportano anche dei benefici al nostro organismo: depurano il fegato e stimolano la digestione. In più lo possono bere anche i bambini dolcificato con un goccio di miele o di malto di riso, per cui il rito del caffè può coinvolgere tutta la famiglia.
Per cereali non intendiamo quelli per la colazione, bensì quelli che costituiscono la base della nostra alimentazione come l’orzo, il riso, il miglio o la pasta. I cereali sfamano il mondo, sono insostituibili e una dispensa priva di tutte le varietà di chicchi di cereali è una dispensa povera. Esattamente come per i legumi, bisognerebbe variarli il più possibile evitando di mangiare sempre la stessa cosa (pasta, riso, pasta, riso…), aggiungendo invece al menù settimanale, un bell’orzotto, un’insalata di riso integrale, un tortino di miglio, una zuppa di farro, una polenta di grano saraceno, una bowl di riso nero e così via. Per gli spaghetti al sugo c’è sempre tempo, lasciamoci invece trasportare dalla fantasia cercando di cucinare ogni cereale non più di una volta a settimana. Privarsi di tutta la ricchezza dei chicchi integrali che mantengono, così come i legumi, un potenziale germinativo che ci trasferiscono, significherebbe privarsi della vita stessa. Poi siamo tutti d’accordo che la pasta non la batte nessuno, ma quando è arrivato il giorno di cucinarla, non la daremo per scontata, la gusteremo di più, potremmo acquistarla di qualità, di grani antichi, macinata al bronzo, ad essiccazione lenta e senza sostanze chimiche. Sarà la regina della settimana, se tutti gli altri giorni avremo fatto lavorare nel nostro organismo i chicchi che come bravi operai costruiscono pezzo per pezzo la nostra salute e i nostri buoni pensieri.
Poteva mai mancare in una dispensa green un ingrediente verde? La verdura, che poi è anche viola, arancione, gialla, bianca etc. l’abbiamo lasciata per ultima perché il dulcis va in fundo. Le foglie, le radici, i bulbi…sono loro i veri protagonisti di ogni cucina sostenibile. La natura ogni stagione non ci lascia mai sguarniti dei suoi frutti e sarebbe davvero triste non cogliere quest’abbondanza. D’inverno si mangiano i cavoli, le zucche, le rape, i broccoli e d’estate i pomodori o i cetrioli, fare il contrario non solo non sarebbe sostenibile per l’ambiente ma è anche poco furbo per noi stessi. Stesso discorso vale per la frutta, se noi compriamo un cibo che ha fatto 2 mesi di nave per giungere a noi, potrà mai essere paragonato ad un altro che è stato colto solo qualche giorno prima? Che poi l’ideale sarebbe avere il proprio orto, ma attendendo il cambio vita, cominciamo a trasformare il nostro frigo in una giungla a kilometro 0